Architettura emozionale: il valore dei nuovi spazi di vita
Nel 1991 in un laboratorio dell’Università di Parma, un gruppo di scienziati, fece una scoperta sulle scimmie che destò perplessità: la teoria dei neuroni specchio, che fu sviluppata dall’University of California confermando l’esistenza di un’attivazione di 2 aree dei lobi frontali e parietali.
Cosa sono i neuroni specchio?
I neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attiva involontariamente sia quando un individuo esegue un’azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione compiuta da un altro soggetto. In pratica, compiere un’azione o osservarla attiva le stesse aree del cervello. Questa scoperta è alla base del sistema che spiega come entriamo in relazione con le persone che ci circondano, ma anche in relazione alla forma, dimensione, disposizione degli oggetti, apparentemente inanimati, in quanto capaci di determinare stati d’animo particolari ed emozioni.
Come è possibile che lo spazio architettonico possa generare emozioni o specifici stati d’animo?
Alcuni pensatori come Hegel e Schelling si sono concentrati sul contenuto della forma, Schopenhauer ha posto l’accento sulla risposta fisiologica della forma, come il ricercatore Vicher afferma che quando percepiamo, simuliamo a livello neurologico l’ambiente fisico che ci circonda e poiché ogni atto percettivo coinvolge o implica il nostro essere corporeo per intero, riflettendosi in attività neuronali.
Nel processo percettivo vi è una gerarchia delle fasi fisiologiche, che inizia con le sensazioni e prosegue con le risposte motorie, fino ad attivare le aree del cervello predette alla produzione degli ormoni della felicità.
Alcuni esempi:
Nel tempio greco la scanalatura delle colonne rappresenta la forza del tentativo di spingere la struttura verso l’alto trovando nel capitello dorico la forma dello schiacciamento del peso, come se raccontasse lo sforzo del peso del timpano svettante ecc..
Altri esempi… il bugnato utilizzato nelle facciate dei palazzi rappresenta come le increspature delle espressioni di sofferenza, donando al palazzo malinconia o autorevolezza.
Lo stile gotico, slanciato e svettante conferisce dinamicità, ricerca dell’alto, spiritualità e allo stesso tempo precarietà, ecc..
Molteplici studi si sono succeduti negli anni, grazie alle recenti tecnologie si è riusciti a comprendere di più l’infinito mondo dei sistemi neurologici, restituendoci immagini sul funzionamento del cervello in relazione al tema delle percezioni, emozioni, dando manforte alla connessione tra benessere e spazio architettonico e dimostrando come il sistema dei neuroni specchio si attivi non solo attraverso la visione o il compimento di un’azione, ma anche attraverso gli odori, osservando emozioni provate da altri e non si limita al senso della vista, ma anche attraverso il tatto e l’olfatto.
Lo spazio intorno a noi è pieno di oggetti, che si toccano senza alcun coinvolgimento animato, si potrebbe osservare una pigna che cade in un prato, come la rugiada su una foglia, come la temperatura della scrivania, attivando quella che si definisce simulazione incarnata (neuroni specchio).
In altre parole, nel percepire un’opera d’arte, un’abitazione, un ufficio, simuliamo le forme, i colori le proporzioni creando una relazione empatica che processa reazioni fisiologiche attivando zone del cervello addette ai circuiti sensori-motori, emotivi ed edonici.
Quindi semplificando e portando attenzione al luogo per antonomasia, mi chiedo…
che cosa è la casa?
La casa è anzitutto LUOGO ANTROPOLOGICO, luogo abitato dall’uomo che rimanda immediatamente, al tema dell’abitare, che NON È SOLO UNO STARE, ma anzitutto un ESSERCI, come ci ricorda Heidegger, che dicendo “io sono” intende automaticamente “io abito”.
I luoghi, infatti, costituiscono un elemento fondamentale dell’esperienza e contribuiscono allo sviluppo dell’identità personale, al pari delle relazioni amicali e familiari ed INFLUENZANO la nostra vita.
In quanto luogo dell’identità personale la casa è anche luogo delle relazioni tra persone: relazioni affettive tra uomo e donna, relazioni verso i figli e, in modo reciproco, verso i genitori. Relazioni positive o, a volte, negative. In ogni caso situazioni che segnano nel profondo il nostro essere. La casa è il luogo umano per eccellenza, in cui ogni elemento entra in relazione ed instaura un “dialogo” con il sistema biologico e neurologico.
La casa non come spazio statico, ma come luogo di relazioni, di equilibri tra interno ed esterno, è la prima esperienza di CONFINE che determina un dentro ed un fuori. Intendendo per confine la linea costituita, naturalmente o artificialmente, a delimitare l’estensione di un territorio o di una proprietà.
Le influenze sociali ed economiche della contemporaneità hanno modificato il modello antropocentrico classico della famiglia patriarcale, determinando dei cambiamenti nei luoghi specifici dell’abitare: i limiti si perdono e i confini interno/esterno, pubblico/privato, diventano meno netti (Bauman, 1999).
Andrea Branzi nel saggio “Il mondo cambia” evidenzia come nella città si stia verificando «uno slittamento rispetto agli ZONING FUNZIONALI sui quali è stata programmata e costruita» (Branzi, 2003, p. XII)
Gli stessi spazi interni, da sempre classificati secondo una chiara suddivisione tipologica, si trasformano fino a diventare meno precisi, le attività si mescolano e di conseguenza anche gli ambienti.
L’immaterialità delle comunicazioni ha innescato nuovi modelli di integrazione tra lo spazio virtuale e quello fisico, stimolando la nascita di nuovi tipi di spazi:
«SPAZI DEL SÉ, DELL’ATTESA, DELL’INCONTRO, DEL TEMPORANEO, DELL’ASSENZA, SPAZI CHIUSI, APERTI, SEMIPUBBLICI, IBRIDI… IN CUI AGISCONO E SI MUOVONO SOGGETTI DIASPORICI, TRASLOCANTI»
Tutti questi fenomeni hanno determinato un USO DIVERSO DELLO SPAZIO, sia in ambito urbano, sia domestico, uno spazio in grado di cambiare continuamente attraverso il passaggio continuo delle persone, che stabiliscono relazioni sempre differenti con l’ambiente circostante.
Da quanto brevemente detto, si evince come l’architettura non può far altro che mettersi a disposizione per determinare e creare le risposte fisiologiche-emozionali più adatte al tipo di emozione che si vuole far vivere.
Lo stretto legame tra forme, colori, emozioni e attivazione di specifiche aree del cervello, apre lo spazio ad uno scenario per cui l’architettura non è più solo una rappresentazione fissa o di facciata, ma diventa un elemento vivo, responsabile di risultati specifici, in funzione del significato del luogo (casa, ufficio, scuola, ospedale ecc.), pertanto come architetto ho scelto di mettermi a servizio delle persone, cercando attraverso lo spazio un modo per migliorare la qualità della vita.
Arch. Alessia Costarelli
Ceo & Founder ACK Service&Design srl