Il Sorriso dei Bambini: riflessioni Post Pandemia
Torneranno a sorridere i bambini?
Riflessioni dopo due anni di pandemia
Dopo due anni di pandemia, la vita scolastica è stata stravolta nonostante gli sforzi di dirigenti scolastici e docenti di far apparire tutto abbastanza normale ma è giunto il momento di ripristinare la condivisione delle attività, la vivacità culturale della classe come presupposto per ritornare alla vita comunitaria ricreando quel clima disteso che consente di apprendere con piacere e di guardare al futuro con una certa serenità.
La scuola in presenza una necessità: decisamente sì, ma la continua propagazione del virus con le sue varianti ha richiesto di continuare ad adottare misure di prevenzione con comportamenti da parte di studenti e personale scolastico che non hanno aiutato la vita comunitaria e la voglia di fare.
L’utilizzo di mascherine ha portato soprattutto i più piccoli all’assunzione di atteggiamenti innaturali e forzati, non certo rappresentativi di un’età che reclama invece concretezza di rapporti e fattive relazioni di vicinanza tra pari.
Le misure di prevenzione cosa hanno indotto?
Sicuramente non hanno agevolato il lineare e consueto itinerario di formazione che la scuola ha il compito di progettare e il dovere di realizzare al fine del raggiungimento del successo scolastico e l’accompagnamento di personalità in formazione seguendone amorevolmente la crescita.
La limitata attivazione dei percorsi di socializzazione ha indebolito i legami di comunità descrivendo un habitat scolastico insolito e quasi estraneo alla vita di ogni giorno. La socializzazione costituisce un aspetto fondamentale nella crescita dei bambini e non solo…incidendo notevolmente sul benessere cognitivo, emotivo e relazionale di ognuno.
Scuola spazio di conoscenza: la conoscenza è il risultato di un processo quasi naturale perché veicolato dalla qualità delle interazioni tra gli insegnanti e i discenti e tra gli studenti stessi. La discussione, l’argomentazione, il confronto, i chiarimenti che animano la vita di una classe allenano il pensiero predisponendolo alla maturazione critica preparandolo alla capacità di risolvere problemi e di ragionare.
Senza dubbio negli ultimi due anni di scuola, il rapporto pedagogico e quindi la relazione educativa, hanno subito forti scossoni alterando il clima-classe assoggettandolo all’andamento dei contagi e alle conseguenti disposizioni mirate alla prevenzione dei contagi. A risentirne è stato proprio quel dinamismo educativo tipico dei legami nati e consolidati all’interno della realtà di scuola e in grado di attribuire valenza formativa a ciascuna esperienza realizzata fra le pareti scolastiche.
La riduzione dello spazio: lo spazio educativo per rispettare il distanziamento è stato ridotto a mere file di banchetti singoli distanziate quanto possibile in relazione alla metratura dell’aula e al numero degli studenti che è sempre più elevato di quello che tutti i responsabili di sicurezza e prevenzione d’istituto (RSPP) consigliano, ma sembra una battaglia persa in partenza con gli uffici scolastici che continuano a prevedere classi numerosi e dotazioni di organico con il contagocce. Nella speranza che le normative cambino e non si legga più “fino a un max di 29 alunni a classe”! Comunque sia, la disposizione dei banchi non ha, di certo, aiutato il processo di insegnamento-apprendimento; il non poter creare aree specifiche nelle quali, ad esempio, ridurre gli stimoli distraenti per i più piccoli e/o poter organizzare la didattica in forma laboratoriale o di peer tutoring o lavori in piccoli gruppi con una pianificazione delle attività e dei ruoli.
L’inclusione dei più deboli fragili: anche loro o meglio, soprattutto loro, oltre alla socializzazione ne hanno risentito.
Sguardi, a volte smarriti, dei più piccoli e l’impossibilità di avvicinarsi troppo, di toccarsi non hanno facilitato l’agio psicologico sia di piccoli che dei più grandi, apparentemente spavaldi ma in preda ad attacchi di ansia mai provati prima.
Cosa fare quindi?
È necessario ripristinare la condivisione delle attività che si svolgono durante la giornata scolastica poiché la vivacità culturale della classe rappresenta il presupposto per ritornare alla vita comunitaria e ripristinare dunque, un clima disteso ed interattivo che consente di guardare avanti e uscire dal tunnel dello sconforto e del timore.
Non dobbiamo più rinunciare alle tante attività ad iniziare dalle visite culturali e ai viaggi di istruzione, agli scambi e gemellaggi o ai vari percorsi PCTO per i più grandi.
Evitiamo di indebolire ancora di più la creatività e riprendiamo a progettare! Torniamo ad appassionarci e ad appassionare, come educatori, i nostri alunni!
Il diritto alla vita nella scuola
La scuola deve ritornare a straripare di emozioni positive e a pullulare di spinte propulsive capaci di riconsegnare il desiderio di vivere quelle dinamiche di classe coinvolgenti, utili a generare e potenziare la motivazione verso le attività di apprendimento.
Affascinare gli studenti per rivederli felici e sorridenti, liberi di muoversi nel loro spazio anche invadendo quello degli altri, senza timore! L’apprendimento non è solo assimilazione di contenuti ma diventa occasione preziosa di autoeducazione e di sviluppo della persona nella sua interezza. Solo così si riprenderà una vita comunitaria nel senso di vita in comune, di scambio, di autocorrezione nel momento in cui si sbaglia e dove si possa naturalmente sviluppare il sentimento di appartenenza alla comunità scolastica.
Non più sacrificare la spontaneità dei gesti affettuosi nell’abitudine del silenzio delle emozioni.
Gli educatori, quindi, sono ora più che mai chiamati a riaccendere quel desiderio di ripartenza emotiva, coinvolgendo gli studenti e tutta la comunità educante in un percorso di educazione e progettazione alla vita. Tornare ad incontrarsi anche con i genitori, accoglierli in aula magna per il primo giorno di scuola! Aiutare ad orientarsi nel nuovo cammino di vita scolastica.
In questo modo il cuore della scuola riprenderà a battere, slancio vitale per ogni individuo in formazione e futuro cittadino del mondo e speriamo un mondo in pace!
Articolo scritto da Federica Consolini