L’arti di Comunicare: tra male e bene
Al giorno d’oggi si comunica di tutto e su più mezzi di comunicazione: social, whatsapp, carta stampata, sms, mms, Instagram, tweet ecc. e molto spesso la comunicazione arriva distorta, mal interpretata, fraintesa. E allora come si fa ad essere veri comunicatori? Come ci si forma? Quando una comunicazione si dice buona?
Ripercorriamo i 4 modi di comunicare come elencati da (secondo me), un grande comunicatore: Papa Gregorio, che nel suo apparente gioco di parole latine distingueva quattro modalità del comunicare:
- aut mala male,
- aut bona bene,
- aut mala bene
- aut bona male.
Cerchiamo di semplificare:
Cosa è il mala male?
Mala male si verifica quando il male (mala) è presentato senza che sia condannato o quando è persino approvato e questa è certamente una pessima comunicazione (male).
Cosa è il bona bene?
Bona bene avviene quando le cose buone (bona) sono comunicate nel modo giusto (bene), quindi approvandole e incitando al bene.
E allora il mala bene?
Mala bene significa che si possono comunicare anche cose in sé cattive (mala), purché lo si faccia disapprovandole e questo è un bene.
Infine, il bona male?
Bona male si riferisce a ciò che succede quando il contenuto della comunicazione è in sé buono (bona), ma viene presentato in cattiva luce, ridicolizzandolo e svalutandolo, e questo è un male.
Partendo da questa specie di gioco di parole, si evince che il buon comunicatore è colui che non soltanto sa cosa dire, ma sa anche quando e quanto parlare e a chi ci si rivolge.
Chi insegna, ad esempio, deve stare attento a non predicare più di quanto può capire chi ascolta, imporsi dei limiti e mettersi al livello di chi ascolta, affinché i propri discorsi non siano inutili e incompresi.
Inoltre, un comunicatore non è mai superbo, ci si immedesima negli uditori.
Quindi una cattiva comunicazione quando si verifica?
Una cattiva comunicazione si verifica in vari modi: si può essere efficace nel parlare, ma senza profondità di pensiero, oppure si ha un pensiero profondo, ma non si è capaci di “dire due parole”…
Nel comunicare a volte è necessario un opportuno riserbo, a volte è più sicuro il silenzio.
L’arroganza è un sicuro difetto di comunicazione o anche comportarsi in modo diverso da come si dice. Ricordiamoci che la comunicazione non verbale, il nostro corpo “parla” in continuazione, anche il silenzio “parla” anzi a volte, grida!
Un altro difetto del comunicare è farlo in modo prolisso, un’esposizione disordinata non è efficace.
Come appurare la verità di un’informazione? Le fake news? Mala male!
La tattica dei falsi comunicatori è quella di mescolare notizie vere con altre verosimili ma infondate, in modo da disorientare l’ascoltatore; peraltro gli ascoltatori, se non sono sciocchi, si accorgono di quest’ipocrisia e sono portati non al rispetto, ma al disprezzo dell’oratore. I veri comunicatori, se si accorgono di aver detto qualcosa di meno corretto, subito si correggono, mentre i falsi comunicatori persistono nelle loro falsità.
Oggi sui social si contano i like ricevuti questo denota narcisismo che sfocia nell’autoreferenzialità, ci si preoccupa del proprio successo, non degli ascoltatori. Sicuramente ci si può vantare delle cose giuste dette, ma per invogliare ad accettare buoni principi o concetti e non solo per vanagloria.
E il contesto è importante?
Sicuramente importante è anche il contesto, le circostanze ed il pensare a quale atteggiamento sia più utile tenere.
Quindi quando si può essere efficaci nella comunicazione? Certamente la comunicazione deve essere “infuocata”, le parole devono incendiare i cuori che vogliono toccare e la comunicazione è buona quando è vera, ma la ricerca della verità non è facile ed esige una severa disciplina mentale e una profonda rettitudine morale.
Si può imparare a diventare efficaci comunicatori?
Senza dubbio; la prima cosa è ASCOLTARE! Un ascolto attivo e l’OSSERVAZIONE di chi ci sta di fronte, saper attendere e parlare al momento giusto; Jabés diceva “Bisogna imparare a parlare con parole intrise di silenzio” e l’abate Dinouart, nel suo breve ma efficacissimo testo “L’arte del tacere”, declina tutta una serie di silenzi e di motivazioni per restare in silenzio e quanto questo sia un altro modo di comunicare.
In conclusione quindi la comunicazione è un’arte? Io direi proprio di sì; l’interazione comunicativa è il risultato di un complesso intreccio di attività svolte da due o più soggetti che, interagendo, costruiscono congiuntamente il senso delle proprie azioni, sulla base di una disponibilità alla comunicazione e di un bagaglio di conoscenze comuni o comunque oggetto di negoziazione.
Appare quindi fondamentale conoscere il nostro interlocutore prima di tutto, basandoci sulla nostra capacità di osservarlo dall’esterno, oltre che, in modo più significativo, sulla nostra capacità di entrare in empatia con lui e renderci a lui familiare.
Articolo a cura
della prof.ssa Federica Consolini